La Galleria Gruppo Credito Valtellinese ospiterà fino al prossimo 11 Gennaio 2014 la Mostra intitolata “L’ enigma dell’ovvio”, la più grande e completa antologica di Tino Stefanoni (Lecco, 1937).
La Mostra è curata da Valerio Deho con il sostegno di Licini Gomme e Trizero, proponendo opere realizzate dal 1965 ad oggi, documentando così il percorso creativo dell’ artista, capace di combinare gli echi della Pop Art Internazionale con la razionalità della Metafisica. Il titolo scelto per la Mostra, rispecchia perfettamente la poetica di Stafanoni, fatta di elementi semplici ma presentati in modo spiazzante, facendoli diventare qualcosa di misterioso
Il percorso si apre con opere nelle quali si avvertono le suggestioni della Metafisica di Carlo Carrà, che l’ artista predilige rispetto a quella di Giorgio de Chirico per la sua capacità di far scoprire la bellezza nascosta nella vita quotidiana. Tra la fine degli Anni’ 70 e inizi Anni’ 80 Stefanoni intuisce la possibilità di rappresentare la realtà attraverso i segnali stadali in maniera decisamente ironica. Non mancano poi le Piastre, che guidano a ricerca della cose (1971), sculture che rispettano la bidimensionalità del disegno o della pittura o delle Memorie (1975-1976) dove le tracce degli oggetti sono replicati dai segni lasciati dalla carta carbone.
Il richiamo alla Pop Art svanisce per dar spazio al rigore dell’ arte concettuale, alla quale Stefanoni si avvicina alla fine degli Anni’ 70 con Elenco di Cose (1976-1983) una serie composta da 215 quadri realizzati con la lente d’ ingrandimento, dove i soggetti minimali e quotidiani, estranei alla tradizione della pittura come pinze o martelli, diventano protagonisti di una ritrattistica quasi maniacale. A questa, seguirà quella delle Apparizioni (1983-1984) in cui domina l’essenzialità della linea e la distanza dal colore, con immagini impalpabili come colte attraverso un cielo nebbioso.
Valerio Dehò afferma: “Tino Stefanoni non adopera dei simboli, non vuole far aprire le porte all’ignoto o dell’inconoscibile. La sua apparente freddezza racchiude una passione per tutto ciò che di semplice l’uomo sia riuscito a creare, la sua arte ha pochi coinvolgimenti emotivi in questa fase proprio per l’essenzialità della disciplina platonico-cartesiana ma presuppone la complicità dello spettatore, la sua capacità di farsi sorprendere dall’ovvietà come strada per rileggere l’intera realtà. Il lavoro di Stefanoni è cristallo di rocca da scaldare con lo sguardo”.
Per maggiori informazioni: www.creval.it