Lo Spazio Stendhal 36 di Milano diretto da Davide Chiesa vi presenta da domani 14 Dicembre fino al 16 Dicembre la mostra intitolata “Dissonanze Cromatiche” dell’artista Laura Palestrini. Questa esposizione, è a cura di Beatrice Rioda, inoltre sarà anche accompagnata da uno straordinario concerto jazz per tromba e contrabbasso con ben due musicisti di particolare talento quali Pepe Ragonese e da Marco Vaggi.
Le opere di Laura Palestrini sono il frutto di un’ intensa coerenza espressiva, la quale da vari anni ha “commissionato” all’astratto il compito di raccontarsi. La sua è una pittura che a volte è delicata altre invece è potente, ma sempre con una forte suggestione cromatica. La decisione di affidare all’arte la sua vita in maniera totale nasce da una lenta consapevolezza, che in parte viene determinata dal suo un passato quello di decoratrice e restauratrice, mestieri artigiani che le hanno insegnano a non avere fretta.
Laura Palestrini inizia così’ a lavorare come decoratrice e restauratrice, partendo proprio dal figurativo su commissione, trompe l’oeil e anche falsi d’autore che sono spesso rivisitati, fino ad arrivare all’astratto, per passare tramite l’immagine fotografica rivisitata al computer. Un punto ben fermo in questo suo percorso è il bisogno di emozionare tramite il colore che si trasforma in astrattismo violento, immediato, ma mai banale. Quasi un’escamotage usato per cercare di restare un passo avanti all’Idea quando questa va formandosi nella testa di un artista in ogni suo singolo dettaglio, prima che venga successivamente trasformata in opera d’arte.
Dal '97 ad oggi, la sua opera si è concentrata e anche sviluppata per la maggior parte nello studio di forme astratte come anche di quadri materici, che vengono realizzati con colori acrilici e chine. La sua pittura passa tramite la fotografia e anche la danza, dallo studio dei corpi di Mapplethorpe alle coreografie di Pina Baush, nel continuo tentativo di poter fermare emozioni come anche sentimenti sulla tela, cogliendo quel frammento di spazio e anche di luce, di energia e di dolore che troviamo proprio in tutte le arti, in tutti i corpi e anche in tutti gli sguardi, ma che solo sulla tela può fermarsi, e successivamente trasformarsi in colore per poter prendere vita.
Laura Palestrini non ha un curriculum espositivo che la pone in una posizione di riguardo. Ora, per la prima volta, si trova a ripercorrere la sua storia artistica dai primi Anni ‘90 al 2012 esponendo trentaquattro opere di diverse dimensioni, alcune immagini fotografiche rielaborate al computer e un video girato in occasione del concerto dei Grooming Suicide art (www.youtube.com/watch?v=0eQ0h-0zRG0) che rivela cosa sia per Laura Palestrini la pittura.
“Le emozioni che ci trasmette un dipinto non sono necessariamente le stesse che ha provato l’artista nel farlo. Ognuno ha un suo dialogo con l’opera. La bellezza di un quadro è determinata da ciò che riesce a comunicare all’osservatore, non importa se la mano è quella di un artista famoso o di uno sconosciuto, di un adulto o di un bambino, tutto quello che conta, e che ha il potere di renderla un’opera d’arte, sono il trasporto e le emozioni che ci avvolgono quando la si contempla, quando si diventa al tempo stesso osservatori e parte del quadro. Ogni forma d’arte deve essere emozione” (Laura Palestrini)
Le opere che saranno presentate allo Spazio Stendhal scandagliano ben quindici anni di attività artistica dell’artista che è stata tenuta “sottovuoto”: sin suoi dai primi lavori su carta e anche sperimentazioni fotografiche colorate e “primitive”, espressioni di puro istinto, per arrivare alle successive figurazioni che sono caratterizzate all’uso estremo del colore, che vanno ad evidenziare una nuova consapevolezza: una ricerca sempre sperimentale ma anche con l’introduzione di materiali come la sabbia, i colori materici, la foglia d’oro e anche d’argento, in modo da poter dare nuova luce per creare nuove ombre date dagli spessori. A tutto questo va ad aggiungersi una ricerca estetica che è “composta” sino a quel momento assente, dove l’obiettivo è “arrivare” fino all’anima della gente, il più in fretta possibile.
Quindi il colore lascia il passo al bianco e anche al nero: il niente e il tutto che si trovano all’improvviso uno vicino all’altro, con il bianco che valorizza il nero, abbandono profondo e insondabile. Infine ecco che ritorna il colore: fluo, oro, argento, figure galleggianti, paesaggi stilizzati e anche oggetti raccolti in giro che vengono applicati alla tela. Gli ultimi quadri sono una finestra sul mondo, una fotografia di ciò che circonda l’artista ma senza farle dimenticare quello che ha dentro di se.
Per maggiori informazioni: www.stendhal36.it - www.laurapalestrini.it